E’ entrato in aula con l’aiuto di due stampelle, zoppicando. Poi ha sorriso ai suoi difensori e si è seduto al banco degli imputati. Così padre Gratien Alabi si è presentato all’udienza che questa mattina si sta celebrando alla Vela. Il processo è quello per la scomparsa di Guerrina Piscaglia e lui è l’unico imputato, sul quale pende l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere.
Questa mattina di fronte alla corte presieduta dal giudice Silverio Tafuro con a latere Angela Avila e i giudici popolari sono chiamati a testimoniare i suoceri di Guerrina, Benito Alessandrini e la moglie Giovanna e altri cinque testi della famiglia Piscaglia.
Mirco Alessandrini è presente in aula, ma al momento dell’ingresso di Gratien, della Corte per l’inizio dell’udienza è uscito. E come lui anche alcuni parenti di Guerrina si sono diretti verso l’uscita perché oggi sono chiamati come testimoni.
L’udienza è iniziata con la nomina del perito d’ufficio per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche, un tecnico di Perugia, e con lui anche di due traduttrici, due donne che lo affiancheranno per le parti in lingua congolese/francese e negli idiomi etiopi. Il perito ha lasciato l’aula con il plico consegnato dal presidente della Corte, un pacco rettangolare con all’interno 26 cd e 6 dvd con tutte le intercettazioni. Di queste dovranno inizialmente esserne sbobinate 91 di cui 2 lunghe circa mezz’ora, sono quelle inserite nell’elenco depositato dal pubblico ministero. Le operazioni del perito inizieranno il 18 di gennaio e dureranno almeno 60 giorni, tanti sono i giorni di tempo che ha chiesto il tecnico perugino. Anche lo stesso pm Dioni ha nominato un suo perito.
Poi il primo testimone, il babbo di Mirko interrogato per circa due ore prima dal pm Marco Dioni, poi dall’avvocato Nicola Detti che rappresenta Mirco Alessandrini e poi da Zacheo e Angioletti del pool difensivo di Padre Gratien. Domande sui rapporti familiari tra Mirco e Guerrina, e di lei con i suoceri e poi interrogativi specifici sulla giornata del 1 maggio 2014, giorno della scomparsa di Guerrina da Cà Raffaello.
Intorno a mezzogiorno e mezzo, la testimonianza di Benito è terminata ed è stata la volta della moglie Giovanna, mamma di Mirco che ha innanzitutto letto il giuramento del testimone.
Cosa fece Mirco quel pomeriggio del primo maggio? Le chiede il pm Dioni: “Lavò la macchina del parroco e poi andò al funerale a Sestino con Padre Graziano, noi tornammo a casa alla sette e dovevamo cenare tutti insieme.” Poi avete ricevuto una telefonata di Mirco? “Sì mi disse che invece rimanevano a cena a Sestino con i frati, io per la cena ho chiamato Guerrina, ma non c’era, alle case dove andava di solito non c’era, ho chiamato mio marito per farmi aiutare, ma non c’era. Benito andò a casa, la porta era chiusa, ma con la chiave.”
Sul suo cellulare arrivò un messaggio dal cellulare di Guerrina Piscaglia: “Ce ne siamo accorti quindici giorni dopo, perché io in casa il cellulare non lo uso, non mando messaggi e non li so leggere. Nel messaggio c’era scritto “Sto bene, adesso non posso chiamare, Mirco mi stanca, presto torno a prendere Lorenzo.”
Il tutto di fronte alla corte presieduta dal giudice Silverio Tafuro con a latere Angela Avila e i giudici popolari.
Intanto nessuna novità sulla scarcerazione di padre Graziano, che attende il braccialetto elettronico per poi essere trasferito a Roma dove sarà ai domiciliari presso il convento dei premostratensi.